Professionale, determinato, costante ed appassionato. Questi gli aggettivi che descrivono perfettamente una tra le stelle italiane più stimate al mondo. Fethon Miozzi, classe 1970, nato a Roma da madre greca e padre italiano, prima come danzatore e poi come docente, è infatti senza dubbio tra i nomi italiani più apprezzati in Russia, luogo di culto del balletto classico per antonomasia. In seguito al diploma presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma , si trasferisce a Pietroburgo per approfondire gli studi presso il prestigioso Istituto coreografico di Agrippina Vaganova. Ben presto diviene primo ballerino del Teatro Mariinskij, conquistando consensi da parte del pubblico e della critica che lo ha definito “il più bel talento della sua generazione“. Da dodici anni è l’unico docente italiano di tecnica classica presso l’Accademia Vaganova, tra le più rinomate scuole di balletto al mondo, da cui sono usciti i più grandi ballerini di tutti i tempi, da Anna Pavlova, Rudolph Nureyev, Natalia Makarova a Mikhail Baryšnikov, Svetlana Zakharova e tanti altri.
-Quali sono i suoi ricordi legati al periodo di formazione presso l’Accademia Nazionale di Danza?
“Reminiscenze lontane e nello stesso tempo molto care e vive nella mente. La mia scelta è stata abbastanza casuale, anche se in realtà’ mia madre, grande appassionata dell’arte ma soprattutto del balletto, mi portava costantemente sin da bambino a tutti gli spettacoli del Teatro dell’Opera. Tuttavia, malgrado il balletto mi piacesse, non avevo certo in mente di cominciare a studiare danza. Il mio desiderio più grande era quello di diventare medico. Un giorno però’, durante una visita ortopedica, un medico notò’ in me delle doti molto adatte alla danza e consigliò quindi a mia madre di iscrivermi alla scuola di ballo dell’ Opera di Roma. Così chiedemmo informazioni a riguardo, ma ci venne detto che la scuola di ballo non aveva all’interno anche la scuola media che avrei dovuto frequentare. E siccome mia madre, lavorando tutta la giornata non aveva la possibilità di accompagnarmi da una scuola all’ altra, serviva una scuola che avesse l’uno e l’altro nello stesso edificio. Ci fu quindi consigliata l’ Accademia Nazionale di Danza di Roma, allora diretta dalla carissima Giuliana Penzi. Fui accettato. Iniziò cosi il mio percorso… I primi anni furono duri anche per il fatto che non consideravo seriamente la danza come professione futura, ma piu’ per diletto. Presi coscienza del fatto solo a “metà cammino” quando quest’arte cominciò realmente ad appassionarmi e divenne per me una ragione di vita. “

– Cosa l’ ha spinta a trasferirti in Russia ,come è stato accolto e quali sono state le figure che più l’ hanno sostenuta durante questo percorso ?
“Quando ero all’ultimo anno di studio presso l’Accademia di Roma cercavo ovviamente già’ degli sbocchi professionali ma, malgrado fossi un diplomando apprezzato, mi rendevo conto che avevo ancora bisogno di studio per diventare un ballerino completo. La fortuna mi arrise. Vinsi una borsa di studio di un anno da parte del Ministero degli Esteri che mi offriva la possibilità di studiare in una delle scuole più prestigiose del mondo. Potevo scegliere fra Parigi, Londra, New York, Cuba, Mosca e San Pietroburgo (allora Leningrado). Pensai a lungo dove fosse meglio andare e, sotto anche il saggio consiglio di mia madre, decidemmo che in Russia sicuramente l’educazione coreutica era ed è la più forte e completa. All’inizio decisi di andare all’Accademia di Mosca ma poi, essendo allora grande fan di Nureyev, Baryshnikov e di Ruzimatov, oggi mio caro amico, volli assolutamente raggiungere l’Accademia Vaganova.
Quando poi dopo il diploma cominciai la mia carrier nel Marijinsky, il pubblico russo, pur essendo molto esigente e “ viziato”, mi ha accettato subito con grande entusiasmo. All’ inizio ero molto intimidito da questo impatto, ma il sostegno e l’amore con cui il pubblico salutava ogni mia performance, mi ha dato sempre più sicurezza. Ancora oggi vari ballettomani mi scrivono lettere molto toccanti e nostalgiche.
In ogni caso, la figura che senza dubbio ha influito di più sulle mie decisioni, è stata la mia adorata madre. La maggior parte dei miei successi li devo a lei.


– In poco tempo è divenuto una star del Marinsky. Quale ruolo ha più amato? Quale la partner preferita?
“Quando mi diplomai all’Accademia Vaganova nel 1991, ballai il passo a due dal Don Chisciotte e fui notato dall’allora direttore del Mariinsky Oleg Vinogradov. Allora non era permesso assumere stranieri nella compagnia, ma Vinogradov fece di tutto affinché ciò’ fosse possibile e venni assunto. Bruciai le tappe velocemente e fui promosso solista molto presto e la mia carriera cominciò in grande ascesa. Sono così fiero e soddisfatto di aver ballato sia al Teatro Mariinsky che come guest in diversi teatri, tutti i ruoli principali del repertorio classico. Ho preparato questi ruoli con maestri illustri Esperienze preziose che adesso tramando dettagliatamente ai miei allievi.
E’ sempre difficile dare una preferenza quando ogni ruolo diventa tuo e lo vivi in ogni particolare. Ma forse è stato il principe Albrecht in Giselle. Questo ruolo l’ho preparato per tanto tempo con maestri eccelsi, cercando di cogliere ogni particolare ed assorbire ogni dettaglio ed esigenza del coreografo.
E’ difficile oltretutto dare una preferenza alle diverse partner che ho affiancato, ma senza dubbio il sodalizio con mia moglie Irina Badaeva lo considero il più affiatato. La prima persona ad intuire che si sarebbe trattato di una “ coppia vincente” fu proprio Oleg Vinogradov, a cui devo molto.”


– Quali sono state le principali differenze riscontrate tra la danza italiana e quella russa?
“C’è sempre stata un’abissale differenza di mentalità e cognizioni fra l’Italia e la Russia nell’ambito del balletto anche negli anni Novanta. L’Italia, purtroppo, non è riuscita a mantenere le sue preziose tradizioni coreutiche, se non in rarissime eccezioni, forse anche a causa di uno scarso interesse da parte dello Stato. I Corpi di Ballo infatti, di quei pochi Enti Lirici ancora attivi, sono dilaniati da leggi insulse che non favoriscono affatto, anzi seppelliscono qualsiasi sviluppo di quest’arte. La Russia al contrario, essendo stata molto conservatrice, ha non solo mantenuto ma sviluppato la danza a tal punto da farla diventare uno dei riferimenti principali. Lo Stato ogni anno offre sovvenzioni cospicue per il mantenimento e lo sviluppo dei Corpi di Ballo, favorendo un grande interesse da parte della popolazione che, oltre a sovraffollare i teatri, desidera avviare i propri figli a questa professione. Ogni anno per esempio, all’ Accademia Vaganova vengono circa 350 bambini desiderosi di essere ammessi in questa scuola prestigiosa. Noi ne selezioniamo solo circa 60. Sarebbe bellissimo se in Italia si facesse lo stesso.
Vorrei sottolineare inoltre che , malgrado le difficoltà degli ultimi tempi legate alla pandemia, in Russia, il processo didattico ed artistico continua adesso a svolgersi nella stessa maniera senza aver subito profondi cambiamenti. D’altronde sono anni di storia, di profonde tradizioni che si sono rivelati particolarmente geniali per lo sviluppo del balletto classico.
Per ciò che riguarda l’Occidente, credo che la situazione sia più critica. In genere, indipendentemente dalla situazione odierna, ci sono infatti spesso scuole che sfornano buoni elementi ma che non sempre il mercato può’ assorbire, essendo poche le compagnie che possano garantire a un danzatore di vivere della propria professione.
Molti dei Teatri d’Opera sono mal gestiti: spesso vengono messe in scena produzioni di scarso livello solo perchè hanno un costo minore.


– Ci racconti qual è stato il suo primo pensiero quando nel 2008 le è stata affidata la cattedra come docente dell’Accademia Vaganova. Oltretutto unico italiano ad avere questo ruolo in Russia.
“Durante i miei ultimi anni di carriera in teatro, cominciai a sentire il bisogno di tramandare la mia esperienza di scena. Volevo però acquisire in maniera più dettagliata la metodologia. Cominciai quindi a frequentare l ‘universita’ all’interno dell’Accademia Vaganova che prepara all’insegnamento. Su consiglio dei docenti universitari, mi furono subito assegnate diverse supplenze in diverse classi. Durante gli esami la commissione era presieduta dall’ allora direttrice Altynai Assylmuratova che noò’ in me un talento insolito per l’insegnamento e addirittura mi volle assegnare una classe nell’Accademia stessa quando ancora studiavo all’ultimo anno universitario. Cominciò così nel 2008 la mia carriera di insegnante che si è in effetti rivelata molto felice. In Accademia, dove sono stato ribattezzato col nome di Fedor Ivanovich, si suol dire ” il nostro secondo Cecchetti”.
Molti dei miei allievi sono già solisti e primi ballerini in diverse compagnie nazionali ed internazionali nonché laureati ai più importanti concorsi di danza”


– Quali sono le caratteristiche che fanno di un’insegnante di danza un vero professionista?
“Bisognerebbe sempre fare una grande distinzione fra il maestro di ballo in teatro e a scuola. Queste due figure sono spesso confuse considerando che magari un ottimo maestro per la compagnia sia sicuramente ottimo anche per la scuola. I principali compiti del maître de ballet in compagnia presuppongono che l’ artista già ben formato a scuola, abbia solo bisogno di un ulteriore sviluppo tecnico ed artistico. Il suo compito quindi diventa assai più “ facile” nel senso che un danzatore ben preparato e’ come un diamante allo stato grezzo che ha solo bisogno di essere” livellato” .
Il maestro di scuola invece deve dare le basi solide, attenendosi ad un programma metodologico preciso ed avendo a disposizione allievi con doti differenti. Un compito più complesso. Un bravo maestro dovrà guidare la classe in modo che il livello tecnico anche degli allievi meno dotati sia consono alle esigenze di una compagnia. Un’impresa ardua e faticosa!”


– Come state affrontando la situazione covid-19 sia in sala che in scena per rispettare le norme anti-contagio?
“ Cerchiamo di rispettare tutte le norme igieniche necessarie. Molto probabilmente dal mese di ottobre , insegnanti e medici saranno sottoposti al vaccino contro il Covid elaborato in Russia recentemente.”


– In tutti questi anni ha mai pensato di tornare in Italia o di fondare una sua scuola?
“Negli ultimi anni ho ricevuto diverse proposte dall’Italia, anche abbastanza allettanti, riguardanti la direzione. Ma purtroppo, essendo le diverse istituzioni italiane vittime di un sistema sbagliato e non sempre desiderose di migliorare, apprendere e quindi di affermarsi sul panorama internazionale della danza, il lavoro di un direttore si trova ad essere troppo condizionato e limitato. Sono del parere infatti che per ottenere un risultato soddisfacente si debba dar sempre via libera ad un direttore di chiara fama e quindi di estrema fiducia, senza ostacolare le sue decisioni professionali seppur drastiche. In Italia questo tipo di procedimento è praticamente impossibile.”


– Se da giovanissimo non fosse andato all’estero, pensa che avrebbe avuto lo stesso successo?
“Difficile oggi per me immaginare come sarebbe stato il mio destino se fossi rimasto in Italia. Non avendo rimpianti né particolari nostalgie, tornando indietro nel tempo avrei sicuramente ripercorso la stessa strada.”


– Concludiamo con un messaggio di speranza e qualche consiglio dedicato a tutti i giovani talenti che sognano un futuro brillante come il suo.
“Vorrei incitare tutti i giovani, a cui piace il balletto, di non aver timore di dedicare la propria vita a questa splendida arte. Dietro la fatica fisica si acquisisce una ricchezza soprattutto spirituale. Una disciplina interiore che sarà di aiuto per qualsiasi situazione della vita.

​​​​​​​​​Monica Lubinu ( Rivista Il Mondo della Musica )

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